Sarà presentato venerdì 30 ottobre alle 20.30 nella sala polifunzionale di Sover il libro “Soér Slambròt”. E’ questo il curioso titolo della
pubblicazione di storia locale, curata da Roberto Bazzanella ed edita dal
Gruppo Costumi Storici Cembrani di Sover. Cinque capitoli con al centro le
vicende secolari della piccola comunità cembrana. I primordi di Sover, “Soér”
nella parlata locale, sono descritti nel primo capitolo. In esso si fa cenno
alla probabile fondazione del primo villaggio nell’epoca dei Reti, nella
località oggi chiamata “Castelìr”, per passare poi alla spiegazione
dell’origine del toponimo dal prediale di epoca romana “Superius”.
L’importanza
di Sover nell’epoca longobarda trova ampio spazio nella pubblicazione, così
come la particolarità di essere, dall’epoca carolingia sino al 1803, uno dei
tre piccoli feudi del Capitolo del Duomo di Trento, insieme a Sevignano e
Villamontagna. Fu proprio il Capitolo del Duomo e il suo Decano a confermare
già nel 1243 i primi statuti di Sover, che ha sempre custodito gelosamente le
proprie autonomie. Nel volume si riporta poi, al secondo capitolo, la vicenda
degli “slambrotànti”, ossìa quelle famiglie di origine tedesca, provenienti
dalla baviera e dalle alpi tirolesi tedesche, che raggiunsero la montagna di Sover
e vi si stabilirono fondando dei masi e portando la loro parlata tedescofona
detta “slambròt”. Questa immigrazione ebbe una notevole influenza sulla
cultura, gli usi, le tradizioni e la parlata locale di Sover, ed ecco spiegato
così anche il titolo della pubblicazione stessa. Ancora oggi i toponimi di
“Sveseri” o “Slosseri”, masi alti soverini, si rifanno a questa antica storia,
così come il cognome “Todeschi” o “Svaldi” presenti a Sover, a Montesover e nei
masi. Diverse pagine del capitolo terzo del libro sono dedicate ad un centinaio
di vocaboli di origine tedesca ancora presenti nella parlata soverina, come
“mìz” (bagnato fradicio), “smarloss” (lucchetto), “suster” (calzolaio) e molti
altri, tutti riportati con l’origine etimologica. Il quarto capitolo della
breve, ma interessante, pubblicazione storica, riguarda Sover come “Magnifica
Comunità”, un titolo che ebbe dal ‘500 sino all’abolizione delle “Regole” nel
XIX secolo. Agli articoli dello statuto autonomo di Sover, risalente al 1507,
fanno seguito alcuni paragrafi descrittivi della vita sociale nel territorio
soverino fra il XVI e il XIX secolo: le cariche pubbliche del regolano, del
saltaro, dei giudici, il banco del pane, i forestieri, e l’importante
immigrazione di

famiglie di parlata ladina provenienti dalle valli del Noce,
fra il XVI e XVIII secolo, come i “Nones” o gli “Urbani”, che contribuirono
all’eclissarsi definitivo dell’uso dello “slambròt”. L’ultimo capitolo è
dedicato alla storia della chiesa di San Lorenzo di Sover, di fondazione longobarda
(VIII sec.), che custodisce ancora oggi le opere della “Bottega Grober”, un
laboratorio di artisti, anch’essi di origine tedesca, che fissarono la loro
dimora a Sover fra il 1634 e l’inizio del ‘700, e che produssero opere
artistiche non solo per la chiesa laurenziana, ma anche per decine di chiese
del Trentino orientale.
Una pubblicazione breve ma tutta da scoprire dunque, sia per
chi ama la storia locale, sia per chi fosse interessato a scoprirla, per
capirne la grande ricchezza.
Per gli interessati il libro è richiedibile al Coro La Valle
3339856590.
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